All'inizio della Quaresima pubblichiamo alcuni passaggi della "Lettera pastorale per la Quaresima" che mons. Bacciarini scrisse alla diocesi nell'anno 1918.
Estratti da:
Lettera
pastorale per la Quaresima
Aurelio
Bacciarini, Vescovo
Amministratore
apostolico del Ticino
Lugano,
8 febbraio 1918.
«
[...] E per
vero, coloro i quali trascurano con lagrimevole leggerezza il santo
precetto della Pasqua si espongono a un grave pericolo
per la eterna loro salvezza. È
massima generale dei Santi Padri che come si vive si muore. Se la
vita trascorre in un abituale abbandono dei Santi Sacramenti, in
morte, per terribile conseguenza, non si avrà il conforto dei
Sacramenti stessi, specialmente di quel Sacramento che è il suggello
più fulgido alla morte buona; qual è la SS. Eucaristia, il santo
Viatico, il bacio supremo dell'amore eterno di Gesù Cristo sulla
fronte del cristiano che muore.
É
vero che la misericordia del Signore è grande e alle volte incorona
colla grazia dei Sacramenti anche la vita d'un cristiano, che fu in
contrasto colle leggi della Chiesa: ma questa è grazia eccezionale:
la regola ordinaria sta nel noto aforisma, bello e mesto ad un tempo
«qualis
vita finis ita»: quale
è la vita, tale è la morte: bella e soave sentenza, quando la vita
è cristiana ed esemplare; mesta e dolorosa sentenza, quando la vita
non è conforme agli insegnamenti di Dio e della Chiesa.
[…]
E
non è da credere, Fratelli e Figli carissimi, che l'ossequio di
questo grande e salutare precetto della Chiesa sia solamente atto di
pietà verso l'anima propria; è anche atto di pietà verso le anime
dei figli, per i quali la Pasqua trascurata dai genitori o da quelli
che sono proposti alla loro educazione costituisce una
tristissima scuola.
E
che siavi necessità di propiziarci Iddio con una vita densa di
spirito cristiano, nessuno è
che non veda. La guerra, che da quasi quattro anni funesta il mondo,
continua nella sua atroce follia di sangue: e sin'ora la nostra cara
patria fu salva da tanta sventura, e la pace brilla ancora sul nostro
cielo, stella benefica, tanto più apprezzata quanto più triste si
scorge il cielo di altri paesi, solcato dai lampi sanguigni della
guerra.
E
fu questa una misericordia incomparabile del Signore; fu un beneficio
quale non fu mai registrato nelle pagine della nostra storia. Ma
occorre che Iddio ci continui così misericordiosa assistenza; né vi
ha mezzo migliore per propiziarci la sua clemenza, di quello che sia
la osservanza delle sue sante leggi.
Ne
viene di conseguenza che il dovere della Pasqua si impone ora più
che mai, come mezzo
efficacissimo per conciliare al nostro caro paese la divina
protezione. Poiché
è fuori di dubbio che se noi faremo sincero e generale ritorno a
Dio, Dio avrà di noi pietà e non permetterà che venga la guerra a
scavare nel nostro suolo i solchi amari, dove scorrerebbe, misto al
pianto delle madri, il sangue migliore della nostra gente.
[…]
Accolga
adunque il mio caro popolo il paterno invito e si disponga alla santa
Pasqua con rinnovato fervore cristiano. II rispetto umano farà
ostacolo a molti: ma la buona volontà, sorretta dalla divina grazia,
tutto vince. Del resto, pensiamo che la vita passa veloce e che
rapido si affaccia il gran giorno della eternità: che mai varranno
nel punto estremo i giudizi del mondo e i vaniloqui dei suoi seguaci?
Un pensiero solo verrà a dominarci: il pensiero della eterna
salvezza.
[…]
E
perché la grazia del Signore scenda a illuminare le menti e
commuovere i cuori facciamo ricorso alla preghiera:
preghino i Sacerdoti all'altare della Santa Messa, fonte inesausta
delle divine misericordie; preghino le vergini consacrate a Dio;
preghino gli innocenti, con quella voce che mai invano giunge in
cielo; preghino le madri, le spose per il ritorno a Dio dei loro
cari, per il risveglio della fede nelle famiglie. Facciamo ricorso
alla penitenza,
sopportando
le croci colla rassegnazione in Dio, e astenendoci da ogni mondano
sollazzo. Facciamo ricorso alla elemosina
pei
bisognosi, poiché chi guarda il povero con occhio di compassione
sarà da Dio guardato con occhio di misericordia.»