venerdì 7 marzo 2014

"Qualis vita finis ita"

 All'inizio della Quaresima pubblichiamo alcuni passaggi della "Lettera pastorale per la Quaresima" che mons. Bacciarini scrisse alla diocesi nell'anno 1918.


Estratti da:
Lettera pastorale per la Quaresima
Aurelio Bacciarini, Vescovo
Amministratore apostolico del Ticino
Lugano, 8 febbraio 1918.

  « [...] E per vero, coloro i quali trascurano con lagrimevole leggerezza il santo precetto della Pasqua si espongono a un grave pericolo per la eterna loro salvezza. È massima generale dei Santi Padri che come si vive si muore. Se la vita trascorre in un abituale abbandono dei Santi Sacramenti, in morte, per terribile conseguenza, non si avrà il conforto dei Sacramenti stessi, specialmente di quel Sacramento che è il suggello più fulgido alla morte buona; qual è la SS. Eucaristia, il santo Viatico, il bacio supremo dell'amore eterno di Gesù Cristo sulla fronte del cristiano che muore.

  É vero che la misericordia del Signore è grande e alle volte incorona colla grazia dei Sacramenti anche la vita d'un cristiano, che fu in contrasto colle leggi della Chiesa: ma questa è grazia eccezionale: la regola ordinaria sta nel noto aforisma, bello e mesto ad un tempo «qualis vita finis ita»: quale è la vita, tale è la morte: bella e soave sentenza, quando la vita è cristiana ed esemplare; mesta e dolorosa sentenza, quando la vita non è conforme agli insegnamenti di Dio e della Chiesa.

[…]

  E non è da credere, Fratelli e Figli carissimi, che l'ossequio di questo grande e salutare precetto della Chiesa sia solamente atto di pietà verso l'anima propria; è anche atto di pietà verso le anime dei figli, per i quali la Pasqua trascurata dai genitori o da quelli che sono proposti alla loro educazione costituisce una tristissima scuola.

  E che siavi necessità di propiziarci Iddio con una vita densa di spirito cristiano, nessuno è che non veda. La guerra, che da quasi quattro anni funesta il mondo, continua nella sua atroce follia di sangue: e sin'ora la nostra cara patria fu salva da tanta sventura, e la pace brilla ancora sul nostro cielo, stella benefica, tanto più apprezzata quanto più triste si scorge il cielo di altri paesi, solcato dai lampi sanguigni della guerra.

  E fu questa una misericordia incomparabile del Signore; fu un beneficio quale non fu mai registrato nelle pagine della nostra storia. Ma occorre che Iddio ci continui così misericordiosa assistenza; né vi ha mezzo migliore per propiziarci la sua clemenza, di quello che sia la osservanza delle sue sante leggi.

  Ne viene di conseguenza che il dovere della Pasqua si impone ora più che mai, come mezzo efficacissimo per conciliare al nostro caro paese la divina protezione. Poiché è fuori di dubbio che se noi faremo sincero e generale ritorno a Dio, Dio avrà di noi pietà e non permetterà che venga la guerra a scavare nel nostro suolo i solchi amari, dove scorrerebbe, misto al pianto delle madri, il sangue migliore della nostra gente.

[…]

  Accolga adunque il mio caro popolo il paterno invito e si disponga alla santa Pasqua con rinnovato fervore cristiano. II rispetto umano farà ostacolo a molti: ma la buona volontà, sorretta dalla divina grazia, tutto vince. Del resto, pensiamo che la vita passa veloce e che rapido si affaccia il gran giorno della eternità: che mai varranno nel punto estremo i giudizi del mondo e i vaniloqui dei suoi seguaci? Un pensiero solo verrà a dominarci: il pensiero della eterna salvezza.

[…]

  E perché la grazia del Signore scenda a illuminare le menti e commuovere i cuori facciamo ricorso alla preghiera: preghino i Sacerdoti all'altare della Santa Messa, fonte inesausta delle divine misericordie; preghino le vergini consacrate a Dio; preghino gli innocenti, con quella voce che mai invano giunge in cielo; preghino le madri, le spose per il ritorno a Dio dei loro cari, per il risveglio della fede nelle famiglie. Facciamo ricorso alla penitenza, sopportando le croci colla rassegnazione in Dio, e astenendoci da ogni mondano sollazzo. Facciamo ricorso alla elemosina pei bisognosi, poiché chi guarda il povero con occhio di compassione sarà da Dio guardato con occhio di misericordia.»



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