mercoledì 24 ottobre 2012

LO STEMMA PASTORALE: IN OMNIBUS CHARITAS

 Lo stemma di Mons. Bacciarini presenta nello spaccato sinistro, l'insegna dei Servi della Carità, ossia, su sfondo azzurro, una Croce d'argento, con piccolo cuore rosso al centro, piantata fra le vette di un monte in oro; nello spaccato destro, su sfondo rosso chiaro, ha il simbolo classico delle carità ossia il pellicano in atto di proteggere con le sue ali un nido, da dove i suoi tre piccini levano il capo e aprono il becco a ricevere in nutrimento le gocce di sangue che il pellicano fa stillare dal suo petto ferito. E' completato dalle insegne episcopali e dal motto che ne spiega il significato: "In omnibus charitas".


Fonte: "Voce d'Apostolo", Lettere Pastorali di Mons. Aurelio Bacciarini, 1938 (pag. 394).

1918 LETTERA PASTORALE INTORNO ALL'EPIDEMIA E ALL'ASSISTENZA DEGLI INFERMI

Lettera Pastorale del 1918 "Intorno all'epidemia e all'assistenza degli infermi" (29 ottobre 1918).


giovedì 4 ottobre 2012

UN VESCOVO SECONDO IL CUORE DI CRISTO trasmissione radiofonica

 Pubblichiamo il file audio di una trasmissione radiofonica a cura di don Mario Carrera sulla figura del venerabile Mons. Bacciarini. 
 Buon ascolto.



martedì 2 ottobre 2012

LA CONSERVAZIONE DELLA FEDE: QUESTIONE DI VITA E DI MORTE

Ecco un passaggio molto importante dell'omelia di Mons. Bacciarini nella festa della Madonna delle Grazie a Lugano nel 1924.

Santuario Madonna delle Grazie


 "Ah miei cari! Quando vi si dice: "Istruitevi nella religione, frequentate la Dottrina alla festa: guardatevi dalle letture cattive, dai giornali, specialmenti, contrari alla fede; guardatevi dalla compagnia di coloro che fanno professione di non creder più" - quando vi si dice e vi si predica tutto questo, ascoltate bene e riflettete bene. Si tratta di conservare o di perdere la fede; e la conservazione o la perdita della fede è una questione di vita o di morte, di salvezza eterna o di perdizione eterna. [...]
Il che vuol dire che l'aver custodito la fede è un gran titolo di salvezza, anche quando è alto e umiliante il cumulo delle umane miserie. - Conserviamo dunque caro e inviolato il tesoro della nostra fede, e preghiamo per gli infelici cha tal dono hanno perduto."

1918 LETTERA PER LA QUARESIMA

Siamo nel 1918 e Mons. Bacciarini scrive una Lettera Pastorale per la Quaresima (8 febbraio 1918).



TERZA LETTERA PASTORALE

Al termine dell'anno 1917 una terza Lettera Pastorale. Siamo alla III Domenica di Avvento e il tema è: Necessità dei seminari diocesani.



SECONDA LETTERA PASTORALE

IL DI' DELLE SACRE CENERI


Seconda Lettera Pastorale di Mons. Bacciarini all'inizio della Quaresima dell'anno 1917.


AL CARMELO DI LISIEUX

In occasione della festa di Santa Teresa del Bambin Gesù vi offriamo questa pagina del pellegrinaggio diocesano a Lisieux del 1927; pellegrinaggio guidato da Mons. Bacciarini.


 "Mons. Bacciarini nel 1927 guidò un pellegrinaggio a Lisieux, assegnandoli come intenzioni speciali: la santificazione e la pace delle famiglie, la preghiera per i sacerdoti e per la conversione degli erranti, specialmente di quelli nei quali si è spenta la luce della fede. Egli stette lungamente in preghiera davanti all'urna di Santa Teresa, si notarono le sue veglie notturne, condusse i pellegrini sui luoghi santificati dall'angelica Carmelitana, benedisse una bandiera dai colori svizzeri e ticinesi e la offrì in ricordo al Carmelo. Ottenne per i ventisette sacerdoti del pellegrinaggio una speciale udienza dalla Superiora Madre Agnese, la quale disse parole di grande venerazione all'indirizzo del Servo di Dio e gli diede una preziosa reliquia della sua Santa Teresa."

Il Carmelo di Lisieux

L'urna di Santa Teresa

"Ho fatto l'offerta mia, 
come vittima di olocausto, 
all'amore misericordioso 
di Dio, 
ad imitazione, 
in quanto mi è possibile 
con la divina grazia, 
di S. Teresa del Bambin Gesù"


IL DECRETO DI VENERABILITA'

AURELIO BACCIARINI
della Congregazione dei Servi della Carità
Amministratore Apostolico di Lugano
(1873 —1935)



DECRETO DI VENERABILITA'

«Sono stato creato come testimone davanti agli uomini. Dipenderà anche da me se Cristo sarà accolto o rifiutato, dalla mia luce o dalle mie tenebre. La mia fede si fa giudice implacabile di me stesso».

La vita di Mons. Aurelio Bacciarini, efficacemente sintetizzata in queste austere parole, fu dominata dall'anelito di testimoniare con la concretezza della fede e delle opere l'amore di Dio per le sue creature. La fede è stata il timone che ha regolato la navigazione della sua esistenza e lo ha accompagnato negli anni difficili dell'infanzia, nel fervore dell'adolescenza, nell'intensa riflessione del periodo formativo del seminario, nel fecondo servizio pastorale come parroco e come religioso guanelliano, nell'impegnativo ministero episcopale. In una sequenza di «silenziose preparazioni» alle varie tappe del suo cammino, il Bacciarini ha sempre consapevolmente vissuto alla luce della parola di Gesù: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi» (Gv 15,16).

Il Servo di Dio era nato a Lavertezzo nel Canton Ticino (Svizzera) 1'8 novembre 1873, settimo figlio di una famiglia molto modesta. Il giorno seguente ricevette il Battesimo e all'età di sette anni gli fu amministrata la Confermazione. Fin dalla fanciullezza manifestò una intelligenza vivace e un carattere amabile: su questa componente naturale si innesterà l'azione della grazia, favorita dalla costante partecipazione alla preghiera in famiglia e in parrocchia.

In questo contesto sorse in lui la vocazione al sacerdozio che culminò nell’ordinazione, avvenuta nel 1897 a Lugano.

Il primo apostolato di don Bacciarini si svolse nella parrocchia di Arzo, e, successivamente, come educatore e insegnante nei seminari di Lugano e di Collegio, ambienti nei quali dove  don Aurelio lasciò una luminosa testimonianza di fede.

«L'amore di Cristo ci spinge» (II Cor 5,14): l'espressione dell'Apostolo Paolo bruciava nell'animo del giovane sacerdote, stimolava le sue scelte ed orientava le sue  azioni. Motivato dalla ricerca di una sempre maggior perfezione, nel 1906 chiese al Vescovo il permesso di aggregarsi all'incipiente Congregazione dei Servi della Carità del Beato Luigi Guanella nella quale Il 24 marzo 1908 emise la professione religiosa.

Una formidabile  esperienza era riservata a don Aurelio: essere il primo parroco della nascente comunità di S. Giuseppe al Trionfale nella cintura periferica di Roma. Per tale compito Guanella offrì al Papa S. Pio X, il sacerdote “migliore” della sua congregazione. Don Bacciarini iniziò il suo ministero parrocchiale ed in poco tempo trasformò una collettività umana informe e precaria in una seminagione di valori, regolarizzando matrimoni, amministrando i sacramenti dell'iniziazione cristiana, organizzando la parrocchia con intuizioni profetiche e di avanguardia.

La sua carità verso il prossimo si fa eroica quando nel 1915, Buon Samaritano, in occasione del terremoto della Marsica compì numerosi viaggi nel territorio di Avezzano, per dare assistenza  in Roma a bambini orfani, vecchi senza casa ed ammalati.

Alla morte di don Guanella, Aurelio Bacciarini venne eletto superiore generale della Congregazione. In questo nuovo ruolo si impegnò con fervore e diligenza a coltivare lo spirito del Fondatore e a redigere le Costituzioni.

Era trascorso poco più di un anno, quando il Sommo Pontefice Benedetto XV gli comunicò l’elezione a Vescovo titolare di Daulia ed Amministratore Apostolico di Lugano. All'obiezione di don Bacciarini di non essere adeguato a quel ministero, il Papa come risposta gli donò la sua croce pettorale e il suo anello.

All'ingresso in diocesi Mons. Bacciarini pronunziò parole che segnavano la direzione di marcia del suo ministero episcopale: «Io pongo la mia povera vita sulle vostre teste come sopra un altare ed intendo consumarla ed immolarla per il bene e la salvezza di tutti». Fin dall'inizio volle collocare il Cuore di Cristo come sorgente di santità per il suo popolo e favorì la consacrazione delle famiglie al Sacro Cuore.

Patrimonio del suo magistero episcopale sono le lettere pastorali, i congressi, i pellegrinaggi diocesani, le visite alle parrocchie, la cura per il seminario e per le vocazioni e soprattutto la testimonianza nel tempo della malattia: le sue condizioni di salute, infatti, andarono progressivamente deteriorandosi e molto frequenti divennero i ricoveri in ospedale. Ma ciò che le infermità gli impedivano di compiere era supplito dalla costante preghiera e dall'accorata partecipazione alle vicende del suo popolo. La sua sofferenza, abbracciata in un atto di consacrazione vittimale, è stata la più autentica cattedra di santità. Come accade nel cammino di alcuni santi, anche al Bacciarini fu riservata  l’agonia della «notte oscura» del dolore,del dubbio e della tentazione. Fu in quest'ultima prova che in lui trionfò la speranza cristiana.

A Sorengo presso Lugano, il Vescovo Aurelio spirò, consumato nella carne per la passione delle anime: era il tardo pomeriggio del 27 giugno 1935, mentre si celebravano i primi vespri della festa del Sacro Cuore, quel Cuore che egli aveva tanto amato e fatto amare.  Il popolo immediatamente testimoniò la convinzione comune che fosse morto un santo. I funerali furono un'apoteosi, a tal punto che moltissimi fedeli non poterono entrare in cattedrale.

In virtù di questa fama di santità, il 1° luglio 1946, presso la Curia della Diocesi di Lugano, si aprì il Processo Informativo che si chiuse il 25 marzo 1964, cui fecero seguito i Processi Rogatoriali. La loro validità è stata riconosciuta dalla Congregazione delle Cause dei Santi con Decreto del 9 luglio 1982. Preparata la Positio, si è discusso, secondo la consueta procedura, se il Servo di Dio abbia esercitato in grado eroico le virtù. Con esito positivo, si è tenuto il 30 marzo 2007 il Congresso Peculiare dei Consultori Teologi. I Padri Cardinali e Vescovi nella Sessione Ordinaria del 22 gennaio 2008, sentita la relazione del Ponente della Causa, l'Ecc.mo Mons. Andrea Maria Erba, Vescovo emerito di Velletri-Segni, hanno riconosciuto che il Servo di Dio Aurelio Bacciarini ha esercitato in grado eroico le virtù teologali, cardinali ed annesse.

Presentata quindi un'attenta relazione di tutte queste fasi al Sommo Pontefice Benedetto XVI da parte del sottoscritto Cardinale Prefetto, il Beatissimo Padre, accogliendo e ratificando i voti della Congregazione delle Cause dei Santi, nel sottoscritto giorno solennemente dichiarò: Constano le virtù teologali della Fede, Speranza e Carità sia verso Dio sia verso il prossimo, nonché le cardinali della Prudenza, Giustizia, Temperanza e Fortezza e di quelle annesse, in grado eroico, del Servo di Dio Aurelio Bacciarini della Congregazione dei Servi della Carità, Amministratore Apostolico di Lugano, nel caso e per, il fine di cui si tratta.

Il Beatissimo Padre ha dato mandato di rendere pubblico questo Decreto e di trascriverlo negli Atti della Congregazione delle Cause dei Santi.

Dato a Roma il giorno 15 del mese di marzo dell'Anno del Signore 2008.

JOSE' Card. SARAIVA MARTINS
Prefetto

+ MICHELE DI RUBERTO
Arcivescovo tit. di Biccari
Segretario

HANNO DETTO DI LUI

Hanno detto di lui 
[Tratto da "Il messaggio di Aurelio Bacciarini" del can. Cattori, Lugano 1966 (pag. 81)]

 "Sacerdote e poi Vescovo, il Servo di Dio godette già in vita fama di santità, non solo tra i confratelli Servi della carità e il suo clero, ma fra tutti coloro che lo conobbero da vicino, a causa delle sue eccelse virtù, esercitate in tutto il corso di sua vita in modo mirabile.

 San Pio X stimava don Bacciarini, dicendo pubblicamente, in un'udienza concessa il 22 novembre 1912, a cento Dame di carità della parrocchia di S. Giuseppe al Trionfale:
"Il vostro parroco è tanto buono. Se volete fargli piacere, dategli anime".








 Benedetto XV, scrivendo di lui, in una letetra indirizzata all'Episcopato elvetico, il 25 agosto 1920:
"Noi pure nutriamo di lui profonda stima, per le esimie virtù di cui risplende e soprattutto per lo zelo delle anime"








 Pio XI, il 19 aprile 1933, all'On. Motta, Presidente della Confederazione Elvetica, disse di lui:
"E' un uomo di Dio, anzi un santo".








Il Beato don Guanella, nel 1907, additava il teologo don Aurelio Bacciarini come
"Uno specchio di bontà e di prudenza e di attitudine"."

LA PRIMA LETTERA PASTORALE

 Con questo post iniziamo la pubblicazione delle Lettere Pastorali di Mons. Aurelio Bacciarini.
 Si tratta della prima Lettera Pastorale del gennaio del 1917.




LA TOMBA DEL VENERABILE AURELIO BACCIARINI

 La tomba di Mons. Aurelio Bacciarini si trova nella cripta dei Vescovi della Chiesa del Sacro Cuore a Lugano.

Chiesa del Sacro Cuore a Lugano

Tomba di Mons. Bacciarini

lunedì 1 ottobre 2012

CARA PARROCCHIA DEL MIO BATTESIMO


 Dedicata a Santa Maria degli Angeli la parrocchiale di Lavertezzo, ricordata con particolare affetto dal Servo di Dio, il vescovo Aurelio Bacciarini, nella lettera pastorale della Quaresima 1922:

 «La Parrocchia fu il mistico albergo, dove io nacqui alla vita della Grazia con il lavacro del Battesimo; fu il giardino olezzante per fede antica e per costume casto, ove trascorsi l’infanzia e la fanciullezza. Fu il cenacolo santo della Prima Comunione. Fu la sorgente di emozioni incancellabili provate ai piedi degli altari nella letizia immacolata delle Feste del Signore. Fu la famiglia cristiana raccolta e stretta attorno al Parroco». 


 Anticamente sorgeva una semplice cappella dedicata a Sant’Antonio, trasformata e ampliata nel XVI secolo e in periodi successivi, fino alla sua completazione sul finire del settecento. Sul timpano della facciata tardo barocca, plasticamente articolata da pilastri, sta l’affresco della Madonna, eseguito nel 1780 da Giuseppe Pancaldi e restaurato recentemente. Suggestivo il sagrato, «a cui si accede salendo i pochi gradini delle cordate che si dipartono dalla strada cantonale». 

 In questa chiesa Aurelio Bacciarini fu battezzato il 9 novembre 1873 e il 13 giugno 1897 il novello sacerdote, ordinato il 12 giugno a Lugano, celebrava la sua prima Messa. 

 Così, nella citata lettera pastorale della Quaresima 1922, parlerà della sua Lavertezzo: 

 «Cara Parrocchia del mio Battesimo, che chiudi in seno l’umile storia dei miei padri, e stendi le braccia sui miei monti, vivi al ricordo, all’amore, alla fedeltà dei tuoi figli e sii, come fosti, il focolare della fede, l’asilo della pace e la scuola del bene».

"E L'ANNO VENTURO, CHI DI NOI SARA' SCRITTO SU QUESTO ELENCO?"

Abbiamo trovato questo notevole documento, che riguarda Mons. Bacciarini, dal bollettino "Radicati nella fede" del febbraio 2011. Lo proponiamo alla vostra meditazione.

"[...] Lo prendiamo per voi da una bella biografia di un santo vescovo, mons. Aurelio Bacciarini, che resse la diocesi di Lugano dal 1917 al 1935.

 Un vescovo santo che merita di essere conosciuto, imitato e pregato. Mons. Bacciarini più volte ricordò pubblicamente il bene spirituale che ricevette dal suo buon parroco di Lavertezzo in Val Verzasca, il prevosto don Pietro Vaghetti. Il Signore si servì di questo buon parroco di montagna per seminare la vocazione sacerdotale nel piccolo Aurelio. La predicazione di don Vaghetti, ascoltata e meditata dal fanciullo, doveva esercitare un'impressione indelebile nell'animo sensibilissimo di lui. Più di una volta da sacerdote e da vescovo egli citava ad esempio la predica di Capodanno:

 “Ricordo – egli diceva – quando ero fanciullo, il primo giorno di ogni anno assistevo sempre ad una mesta e santa cerimonia. Si andava alla chiesa, una chiesa affollata da un popolo umile e povero, ma ricco di quella fede che vale assai più che l'oro e l'argento. Il vecchio parroco saliva sul pulpito; in quel momento la sua fronte era sempre mesta e gli occhi ingombri di lacrime: spiegava un foglio e leggeva con voce commossa i nomi di quelli che l'anno precedente erano passati all'eternità. Quando aveva finito quel mesto elenco, si faceva un momento di silenzio, come per lasciare che i nomi di quei poveri morti si piantassero nel cuore di tutti: poi mostrando al popolo commosso quel melanconico foglio, diceva: “E l'anno venturo, chi di noi sarà scritto su questo elenco?” Quella domanda andava al cuore, trapassava l'anima. E confesso che quella era sempre la Messa più bene ascoltata e anche noi fanciulli si usciva di chiesa quieti e pensosi, come si esce dalla meditazione più profonda.”

 E non è forse cambiato tutto? Qualcuno ancora lo dubita?

 Vi immaginate un parroco che si permetta questo a capodanno? E un vescovo che lo racconti con questa ammirazione alla sua diocesi, magari in visita pastorale?

 No, oggi alcuni preti fanno discorsi politici, magari non intendendosi per nulla di politica. Oggi quasi più nessuno prepara le anime al cielo!"

UN MIRACOLO...

"Un miracolo! Ce ne vuole almeno uno: chiaro, provato, per essere proclamati beati e poi santi dalla Chiesa cattolica. Ma il miracolo manca ancora per la beatificazione del vescovo ticinese Aurelio Bacciarini, morto nel 1935. Senza un miracolo ottenuto per sua intercessione quindi Bacciarini rimane "solo" allo stadio di "venerabile". Eppure la sua figura è tornata recentemente d'attualità grazie a un altro grande credente della sua epoca: il comasco San Luigi Guanella, santo della carità. Bacciarini era stato il suo più stretto e primo successore dopo la sua morte. Bacciarini fu eletto nel 1917 in piena guerra mondiale, ma anche la Chiesa ticinese era in "guerra". E se un miracolo lo ha fatto questo vescovo sofferente nel fisico ma tenace nello spirito, è stato proprio quello di riportare pace dopo anni di scandali e intrecci pericolosi tra religione e beghe di partito."

L'inizio del servizio


 Guarda tutta la puntata sul sito del Settimanale cattolico della TV Svizzera [CLICCA QUI]

UN VIDEO SU MONS. BACCIARINI

Pubblichiamo, preso da Youtube, 
un video della Televisione Svizzera,
su Mons. Aurelio Bacciarini.
 

LA VITA

 Nasce ad Aquino, Lavertezzo l’otto novembre 1873 da Lodovico e Maria Sciarini; è battezzato il giorno seguente dal prevosto don Pietro Vaghetti con i nomi di Stefano Aurelio; settimo di otto figli. L’ultima sorella nata nel 1875 muore quasi immediatamente. Il sei settembre 1876 improvvisamente viene a mancare il padre Lodovico all’età di 35 anni colpito da apoplessia.
 Della sua vita in famiglia abbiamo diverse testimonianze, specie della sorella maggiore Filomena, ma vorrei citare la sua quando da Vescovo ne ha fatto memoria: “Per grande misericordia del Signore sono cresciuto accanto ad un focolare povero, sì, ma dove ogni sera si recitava il Rosario benedetto pei vivi e pei morti. La mia povera madre diceva, ogni sera, a me, orfano di cinque anni, ed ai miei sei fratelli orfani come me: ”Inginocchiatevi pel santo Rosario: il vostro povero padre ve ne ha dato e lasciato l’esempio”. Quelle parole andavano al cuore. E vi assicuro che non ci sono anni che valgano a cancellare dal cuore tali ricordi, e non v’è tempo che valga a raschiare dall’anima questi esempi del timor di Dio”.
 Particolarissima la sua devozione alla Madonna nei Santuari di Re, della Madonna del Sasso (sopra a Locarno), della Cappellina sulla strada di Aquino. La sua vocazione nasce proprio davanti all’altare della Vergine Maria.
Con l’aiuto del caro prevosto don Pietro Vaghetti, Aurelio si preparò a maturare la scelta vocazionale, entrò nei seminari milanesi per il ginnasio e la teologia riportando sempre ottimi risultati sia scolastici che spirituali. Divenne sacerdote nella Chiesa di S. Maria degli Angeli a Lugano il 12 giugno 1897.
 E’ Parroco ad Arzo per i primi sei anni, Direttore spirituale nel seminario di Pollegio dal 1903 al 1906.

 L’ 8 ottobre 1906 fa il suo ingresso a Como nella casa Divina Provvidenza per diventare Servo della Carità. Scrive a don Guanella il 7 marzo 1906 dopo aver ricevuto il placet del suo Vescovo a lasciare la Diocesi: “M.R. e Venerato Padre nel Signore, Mi permetta che La chiami per la prima volta con questo nome caro all’anima mia, perché mi sento di giorno in giorno avvicinare alla Congregazione, alla quale il Signore misericordiosamente mi chiama…Nel darLe questo annuncio mi sento il cuore in gaudio e benedico la misericordia del Signore: in pari tempo La prego caldamente a raccomandarmi nella S.Messa e farmi raccomandare alle preghiere di tutti i buoni, perché la grazia del Signore mi assista in questi ultimi mesi e mi disponga alla vita religiosa, grazia troppo grande per non sentirmene troppo indegno. La bontà del S. Cuore di Gesù penso che non permetterà sorgano ancora difficoltà o, sorte, le disperderà: cosicchè parmi di potermi già felicemente considerare come di Lei figlio nel Signore”.
 Il 24 marzo del 1908 pronunciò con don Guanella, don Alippi e altri 14 confratelli i voti religiosi nel Santuario del Sacro Cuore. Diventa formatore dei primi chierici e dei sacerdoti che pian piano approdano alla Casa di Como e, poi, direttore spirituali di tutta la Casa.
 Nel 1911 "la fuga" di 15 giorni nella Trappa delle Tre Fontane in Roma; venne accolto, secondo la regola di san Benedetto, solo dopo aver atteso fuori dal convento per tre giorni. Gli fu dato il nome di Fratel Martino. Nessuna parola era lecito pronunciare ad eccezione del saluto: “Memento mori” “ricorda che morirai!”.
Le motivazioni di questa fuga le esprime lui stesso: “Fui indotto a questo passo perché io sono affatto avverso a trovarmi in mezzo alla società, e se, pur restando nella società cogli uomini, riesco a far qualche cosa, ciò avviene contrastando incredibilmente con la mia natura: io ho le qualità per essere davvero un Trappista”.
 Ma don Guanella non è dello stesso parere e con l’aiuto del segretario particolare di Papa Pio X, Mons. Attilio Bianchi, riesce a convincerlo a lasciare la Trappa e ad accogliere l’obbedienza a parroco di San Giuseppe al Trionfale, la “Basilichetta”. La nomina è firmata dal cardinal Respighi, vicario del Papa per la Diocesi di Roma e porta la data del 24 maggio 1912.
 Il suo programma pastorale annunciato nella presa di possesso è di una densità e oblatività eccezionali (Cf. Emilio Cattori , Il Vescovo Aurelio Bacciarini, Editrice Nuove Frontiere, 1996, pg.282-284)

 Insieme alla febbrile e vasta opera catechetica, assistenziale come non si può ricordare quanto Bacciarini insieme a don Guanella e alla comunità del Trionfale hanno messo in campo a favore dei terremotati della Marsica nel rigido gennaio del 1915. Non solo è riuscito a creare una solidarietà encomiabile qui a Roma trasportando continuamente orfani in Parrocchia, ma come racconta lo stesso don Guanella, don Bacciarini più volte si è recato in Abruzzo di persona per portare soccorso: ” Fra le rovine dei paesi Don Bacciarini cercava le vittime, alle quali un soccorso non era possibile prestare: i piccoli, i vecchi, i feriti, gli ammalati, gli affamati, i pezzenti o gli ignudi; distribuiva a larga mano indumenti e viveri; predisponeva l’indispensabile attrezzatura per far venire sul posto le suore e così aumentare il numero delle mani a lavorare e soccorrere; raccoglieva gli orfani, gli abbandonati d’ogni genere per portali a ricoverare a Roma. E perchè in parrocchia si potesse agire prontamente agli arrivi dei profughi, ogni ora anche della notte, egli aveva dato ordine al sagrestano Silvestro Lombardi di vegliare di notte, dormendo di giorno.”
 E’ nominato vicario generale del Fondatore nel Capitolo del 22 maggio 1912 ed è proprio lui ad amministrare a don Guanella l’ultima Comunione il 22 ottobre 1915 e a raccomandare a Dio l’anima benedetta. Scrive subito ai confratelli dopo la morte del Fondatore (domenica 24 ottobre 1915): Il nostro santo Fondatore, il nostro Padre amantissimo non è più! Il suo cuore, che ha palpitato di tanto affetto per noi, ha cessato di battere; i suoi dolci occhi, che guardavano a noi con tenerezza paterna, si sono spenti nella oscurità della morte, e giace irrigidita quella mano santa che ci benediceva ogni giorno! Fu un fascio di malanni che spinse implacabilmente alla dissoluzione il suo organismo adamantico. Ha sofferto un mistero di dolori, non solamente nel corpo, ma anche nello spirito, perché Iddio permise che fosse assalito da pene spirituali inenarrabili. Così il Signore purifica, santifica gli eroi del suo amore. Poco prima che il caro e santo nostro Padre morisse, il Vicario nostro chiese la sua benedizione per tutti.
Questa benedizione vi trasmettiamo, come prezioso conforto. E con questa benedizione continueremo tutti, sereni e forti, l’opera affidataci dal Signore, ereditata da sì buon Padre, suggellata dal nostro inalterabile attaccamento all’Istituto, in cui vogliamo vivere, in cui vogliamo morire, ad esso consacrandoci, in esso immolandoci, come sopra un altare”.
 Benedetto XV lo nomina Amministratore Apostolico della Diocesi di Lugano il 1 gennaio 1917, pur continuando nel ruolo di Superiore generale della Congregazione, sino al 1924. Un contemplativo che si trova catapultato a organizzare la pastorale di una Diocesi. Suo programma particolare:
. Rinnovare la vita religiosa delle famiglie della Diocesi;
. Educare con speciale attenzione i giovani

 Gli anni dell’Episcopato sono gli anni dell’esperienza più sofferta, sia fisica che morale, ma sono anche gli anni in cui la Diocesi di Lugano conosce un salto di qualità esaltante. Mons. Eugenio Coreco, suo successore, in occasione del 75° anniversario della Ordinazione Episcopale di Bacciarini, ha affermato: “Penso che Bacciarini sia stato il vescovo più determinante per la nostra Diocesi. Ha creato le strutture fondamentali che non hanno perso assolutamente di attualità: l’Organizzazione sindacale cristiano-sociale, “Il Giornale del Popolo”, l’Azione Cattolica e tante altre opere”.
 Sono gli anni della malattia e delle prove più dolorose. L’ Epistolario guanelliano di Aurelio Bacciarini, secondo volume, pubblicato nel 2000 dall’Editrice Nuove Frontiere, è una fonte ricchissima e precisa del dramma vissuto con grandezza d’animo da Mons. Bacciarini.

 Sono ancora gli anni di un fervore inarrestabile e coinvolgente di amore verso il Sacro Cuore di Gesù e la Vergine Maria. Innumerevoli i Pellegrinaggi della Diocesi ai Santuari mariani(don Carrera nell’opuscolo I Pellegrinaggi nella pastorale del Vescovo ticinese ” ne enumera ben 45 in 17 anni).
 La morte lo chiama alla Vita il 27 giugno 1935 alle ore 16,45. Prima di morire volle firmare la pergamena che annunciava la consacrazione ufficiale e solenne della Diocesi e del Canton Ticino al Sacro Cuore di Gesù.